Introduzione

 

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Il 4 ottobre del 2014 è caduto il 100° anniversario dell’Aufruf an die Kulturwelt!, il manifesto firmato da 93 uomini di scienza tedeschi che segnò una svolta epocale nel rapporto tra Università, Stato e Cultura nel senso più ampio. Le firme includevano il Gotha della cultura mondiale nei più svariati ambiti disciplinari, dalla medicina (Emil Adolf von Behring, Nobel 1901; Paul Ehrlich, Nobel 1908), alla fisica (Wilhelm Röntgen, Nobel 1901; Max Planck, futuro Nobel 1918), alla chimica (Emil Fischer, Nobel 1902; Adolf von Baeyer, Nobel 1905). Alla storia delle religioni (Adolf van Harnack), alla filologia classica (Ulrich von Wilamowitz-Möllendorff), alla letteratura (Gerhart Hauptmann, Nobel 1912). Ad esso faceva seguito, dopo 12 giorni l'Erklärung der Hochschullehrer des Deutschen Reiches, con 4.000 firmatari, sostanzialmente tutto il corpo accademico delle Università di Germania. Fu una 'discesa in campo' senza precedenti, che destò reazioni e controreazioni, dalle riflessioni sul diritto dell'intellettuale all'impegno politico, al cosiddetto ‘Tradimento dei chierici’, accusati di aver sacrificato la ‘ricerca della verità’ ai fini particolari e contingenti di natura politica. L’altro evento centrale da tenere in massima considerazione come evento periodizzante è la guerra franco-prussiana, che in qualche maniera costituisce la prova generale della discesa in campo degli accademici, come la pamphlettistica e la memorialistica dimostra (vedi i pamphlet di Fustel de Coulange o di Dartein segnalati più avanti). A partire da questi eventi si configura il rapporto moderno dello scienziato con la sua comunità di appartenenza: quella in cui è nato e cresciuto, nella quale vive e lavora, nella quale vivono e crescono i suoi figli e alle cui vicende egli intimamente partecipa quale cittadino (e dalla quale egli è in ultima istanza retribuito come docente e ricercatore).
Il progetto mira a studiare il comportamento di individui (uomini di scienza, in tutti i campi, scienze storiche, sociali, umanistiche, naturali, scienze 'dure', ecc.) e istituzioni (istituzioni politiche: Governi, Ministeri, Governi locali, patroni privati, ecc; e delle istituzioni scientifiche (Accademie, Università, Istituti governativi, ecc.) dinanzi alla situazioni di competizione o conflitto tra culture nazionali tipico della storia europea dei secc. XIX-XX, tra costruzioni nazionali, definizioni identitarie, appartenenze a istituzioni, ma anche scissioni personali, e costruzioni di reti sovranazionali. A partire da questo anniversario, il progetto riunisce studiosi appartenenti a diverse aree disciplinari (filologico-letterarie, storiche, filosofiche, linguistiche) che intendono studiare l’immane impatto della Grande Guerra sulla cultura europea, e più in generale il comportamento di individui e istituzioni dinanzi alla situazioni di competizione o conflitto tra culture nazionali tipiche dei secc. XIX-XX. Sono i secoli della costruzione della Nazione e della competizione tra Nazioni, ma anche, nello stesso tempo, i secoli della tessitura di reti scientifiche sovranazionali in molteplici ambiti scientifici, dalla filologia romanza alla scienze fisiche.
In prospettiva futura il progetto è estensibile a tutte le discipline che abbiano avuto un inserimento accademico nei sistemi universitari europei dei secc. XIX e XX e che abbiano partecipato alla tensione competitiva tra Nazioni diverse, sia discipline 'umanistiche' che discipline scientifico-tecnologiche. E' un progetto ambizioso: fare una storia della cultura europea attraverso la lente della competizione nazionale in ambito accademico e contemporaneamente della tessitura di reti sovranazionali, l’'internazionalismo'.