Il progetto

 

Descrizione del progetto

È fuor di dubbio che i secoli XIX e XX possano essere considerati i secoli della ‘Nazione’, considerata in quel contesto la ‘naturale’ entità etnico-linguistico-territoriale intorno alla quale si struttura e si configura la vita politica delle varie comunità europee; alcune di esse sono impegnate nella ‘costruzione della Nazione’, altre nel consolidamento di più antiche strutture nazionali. Il clima complessivo è quello della competizione tra Nazioni e lo stato di guerra è condizione quasi normale e permanente. L’ambito universitario-accademico è tra quelli in cui si esercita maggiormente la competizione tra le Nazioni. Il dato di default degli accademici è la fedeltà alla Nazione: scrive Wilamowitz: "non ci sono disfattisti tra i filologi!" (Canfora 1979 e Sternberg 1996); tuttavia non è infrequente riscontrare elementi di contraddizione e di lacerazione, quali la fedeltà a una formazione sovra-nazionale: è il caso di Gaston Paris, che durante le vicende della Comune rifiuta il servizio armato, sostenendo di 'non essere capace di sparare a un tedesco'; di Fritz Saxl, che dalla trincea germano-austriaca ode parlare italiano e non riesce più a sparare sul nemico, ricordandosi della propria formazione fiorentina; dei filologi classici italiani, come Giorgio Pasquali, formatisi in Germania; di Aby Warburg, la cui malattia nervosa è conseguenza, secondo taluni, della rottura dell'intesa tra Italia e Germania (Rapisarda i. p.). Un'altra interessante tipologia è quella della fedeltà alla nazione ma entro la deontologia del proprio mestiere (Bédier vuole dimostrare le atrocità compiute della Germania nell'invasione del Belgio, ma dandosi un limite, quello del proprio mestiere filologico: dimostrarlo solo con prove scritte riscontrabili; Weiss vuole dimostrare l'illiceità dell'invasione del Belgio usando la dottrina gius-internazionalista tedesca). Particolare rilevanza ha il tema delle ‘lingue’. Ad es. dopo la guerra franco-prussiana ci si pone in Francia il tema del come e perché studiare la "lingua del nemico". Perché tributare un omaggio culturale alla lingua di una nazione di ‘sopraffattori’ e aggressori? (Mombert 2001) Ma come e dove la si studiava? Con quali metodi, chi la insegnava? Chi la imparava? Vedi il volume di Monique Mombert sul tedesco in Francia dopo la guerra d’Alsazia, o di Valentina Russo sullo studio delle lingue in Italia durante il Fascismo. Quali lingua per la comunicazione sovranazionale? Cosa accade al tedesco dopo la prima guerra mondiale? Idem, alla fine della I guerra ci si pone anche il problema del tedesco come lingua della comunicazione internazionale. Tuttavia, pur in un clima di competizione, comincia anche a consolidarsi l’idea di una collaborazione tra uomini di scienza per conseguire fini superiori. La corrispondenza tra ricercatori di nazioni diverse da fatto privato diventa fatto pubblico, istituzionale. Le reti accademiche, in questa chiave, costituiscono la prima strutturazione di reti internazionali modernamente intese; all’interno di esse vigono varie forme e tradizioni di ‘internazionalismo’: quello di matrice illuministica, quello goethiano, quella kantiano, più tardi quello comunista, su quali bisognerà volta per volta interrogarsi. Anche il caso delle Accademie è da studiare in questa prospettiva. Attraverso quali percorsi si comincia a concepire l’idea del ‘socio straniero’? Quanti soci stranieri annoverano le accademie nazionali? E cosa accade in caso di crisi? Wilamowitz viene espulso dall’"Academie des Inscriptions et des Belles Lettres", ma non in quanto ‘membro straniero’, bensì per la sua adesione al manifesto di An die Kulturwelt! Dal canto suo Wilamowitz vota contro l’attribuzione a Benedetto Croce della Goldene Leibnitz-Medaille dell’Accademia di Berlino, sostenendo che uno straniero non possa ricevere onorificenze dall’Accademia di Berlino (Canfora 1979). La stessa Accademia di Berlino affronterà poco dopo il tema della eventuale espulsione degli accademici stranieri: molti autorevoli membri appoggeranno la mozione di espulsione, ma verranno messi in minoranza da Harnack, Planck ed Einstein, che votano per la non-espulsione (Ibid.). Ma, eccezioni a parte, il dato di default parrebbe la fedeltà alle istituzioni nazionali. Allo stesso modo andranno studiate le istituzioni come i Congressi Internazionali, che all’inizio presentano forme di grande solennità e formalità: presenza dei sovrani o di loro alti rappresentanti, livello altissimo dei relatori, scelta accurata e accurato bilanciamento delle lingue e delle presenze estere, orgoglio nazionale nella buona riuscita dell’evento (Wilamowitz 1928). Il progetto ha realizzato un Archivio Web e di un Journal online, dedicati ai temi sia della ‘costruzione’ delle identità e delle culture nazionali, che della competizione e cooperazione scientifica internazionale nelle più varie discipline accademiche tra le due date-simbolo del 1870 e del 1989. L'Archivio contiere una collezione di schede bibliografiche sulle fonti primarie e sulla letteratura secondaria. Il Journal propone contributi originali a scadenza data e un più agile blog mirante a favorire una comunicazione ‘leggera’ che possa agevolare il networking (vedi obiettivi).
Canfora 1979 = Luciano CANFORA, Intellettuali in Germania, tra reazione e rivoluzione, Bari
Mombert 2001 = Monique MOMBERT, L’enseignement de l’allemand en France 1880-1918. Entre «modèle allemand» et «langue de l’ennemi», Strasbourg
Sternberg 1996 = Jürgen von Ungern-Sternberg, Der Aufruf “An die Kulturwelt!”: das Manifest der 93 und die Anfänge der Kriegspropaganda im Ersten Weltkrieg. Mit einer Dokumentation, Stuttgart
Rapisarda i. p. = S. Rapisarda, Paradigmi storici della Filologia Romanza, in preparazione
Wilamowitz 1928 = Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, Erinnerungen 1848-1914, Leipzig