Il punto sulla ricerca

 

Il punto sulla ricerca

Molte discipline hanno al loro interno una tradizione di ricerca dedicata alla ‘storia degli studi’, nel senso di "storia della produzione della conoscenza da parte della determinata disciplina"; la filologia in particolare ha nella sua storia una lunga e intensa tradizione di riflessione su di sé, i propri fini, scopi e metodi, a partire dalla sua istituzionalizzazione come oggetto di studio, con dei praticanti professionali che pratichino un settore chiaramente delimitato. I cosiddetti Colonial e PostColonial Studies hanno recentemente contribuito a variare la percezione della ‘storia degli studi’ (Lazarus 2004), portando attenzione non solo verso la produzione della conoscenza in sé, ma anche verso il contesto ideologico in cui la conoscenza è stata prodotta, i variabili punti di vista a seconda dell'essere-nel-tempo dello scienziato, del tempo, del luogo, del modo della produzione, dei suoi rapporti con le istituzioni, con il mondo esterno, con le sue visioni del mondo, con le sue più profonde pulsioni; insomma delle interferenze con la psicologia individuale, e soprattutto la politica e l’ideologia. Un bell’esempio per l’orientalistica si legge in Liverani 2013, ove l’autore ricostruisce il modo in cui, nel corso degli ultimi due secoli, le città dell’antico Oriente – Babilonia e Ninive in testa – sono state ‘ricostruite’ e ‘immaginate’ a seconda delle tendenze culturali, politiche e ideologiche degli studiosi, principalmente tedeschi e inglesi, che se ne sono occupati, in ricostruzioni ‘ideologiche’ che facevano spesso della città orientale un anti-modello della città occidentale: questa fondata su partecipazione politica, democrazia, libera impresa, quella fondata su teocrazia, dispotismo, asservimento generalizzato. Emerge un quadro molto più complesso della ‘storia degli studi’, sino alle potenziali ‘falsificazioni’ cui un prodotto della conoscenza è sottoponibile. Altri significativi esempi circa il rapporto tra costruzione della nazione e filologia delle Origini stanno in Bloch-Nichols 1996 ove si rimarcano casi di ‘svelamento’ dei ‘moventi reconditi’ della scholarship e dei processi e dei contesti storici e ideologici in cui essa è stata prodotta, elaborata e trasmessa. In una prospettiva più tradizionale si colloca il rinnovato interesse per i carteggi, le autobiografie e la memorialistica. Si vedano a mo' di esempio la collana “L'Europe des Philologues. Correspondances” diretta da Michel Zink per la Fondazione Elio Franceschini o il progetto Autobiografia, AvtobiografiЯ. Journal on Life Writing and the Representation of the Self in Russian Culture http://journals.padovauniversitypress.it/avtobiografija/. Si tende a scavare 'narrativamente' nelle vicende biografiche degli accademici, a non considerarle della semplice aneddotica biografica, e a riconsiderare la valenza conoscitiva di questo approccio. Il progetto raccoglierà la bibliografia relativa alle autobiografie di scholars, scritti politic extra-accademici e carteggi. E’ un ambito intorno al quale vige un notevole interesse della comunità scientifica, dimostrato da una significativa crescita bibliografica, in Italia e all’estero. Sull’uso della scholarship nella costruzione delle Nazioni, i fondamentali sono Craig 1984 e Hobsbawn-Ranger 1983. Per la Francia i citati Duggan, Bloch e Baehler 1999; per l’Italia Sberlati 2013, De Sanctis-Pierfelice 2013, Stussi 2013; per la Germania Hausmann 2000 e Gildenhard-Ruehl 2003; per la Russia Waldenstein e Shlapentoki 2006; per la Spagna e l’area mediterranea Mallette 2012, discussa da Rapisarda 2012. Per la Filologia Romanza vd. Rapisarda in preparazione.